La reputazione compromessa da un Tweet

In questa edizione delle Olimpiadi se ne sono viste di tutti i colori. 🙂twitter, esperienziale, marketing, marketingando

A compromettere alcune carriere sportive è stato un tweet fatto con molta leggerezza. Quasi a ricordarci che la reputazione passa anche da quì.

Tutto è iniziato con il caso di Voula Papachristous, campionessa greca di salto triplo indoor, squalificata dal CIO per una battuta contro gli immigrati e per aver espresso sostegno al partito greco di estrema destra Alba Dorata. Papachristou aveva ironizzato sull’arrivo ad Atene di zanzare dall’Africa occidentale, spesso portatrici del virus del Nilo occidentale. Il CIO ha squalificato l’atleta spiegando che le sue dichiarazioni erano «contrarie ai valori e alle idee dello spirito olimpico».

Il secondo atleta che ha dovuto abbandonare le Olimpiadi a causa di un tweet è stato Michel Morganella, difensore della squadra di calcio svizzera, dopo la sconfitta della squadra contro la Corea del Sud per 2-1 nella seconda partita del girone eliminatorio. Nel suo tweet Morganella ha definito i sudcoreani «mentalmente ritardati». La Svizzera ha obbligato il calciatore – che gioca nel Palermo – ad abbandonare i Giochi, nonostante in un altro tweet Morganella si fosse detto dispiaciuto per quanto scritto perché «preso dalle emozioni».

Gli atleti hanno usato i loro account Twitter anche per chiedere alcuni cambiamenti al CIO sui regolamenti. Soprattutto contro la “regola 40″, che vieta di portare sponsor personali ai Giochi di Londra 2012. La prima a protestare è stata Sanya Richard-Ross, atleta statunitense e vincitrice di una medaglia d’oro alle Olimpiadi nei 400 donne. Sanya Richard-Ross ha spiegato il suo tweet dicendo che «molti atleti faticano per praticare sport e non hanno sostegni economici, molti sono costretti a fare un secondo o un terzo lavoro». Per questi atleti gli sponsor personali alle Olimpiadi sono una preziosa occasione per mettere da parte qualche soldo, da usare poi per allenarsi in tranquillità. La discussione sul tema si può seguire attraverso lo hashtag #WeDemandChange2012.

La nuotatrice egiziana Yomna Khallaf ha scritto sul suo account che i borsoni della sua squadra avevano il marchio Nike ma la zip aveva il simbolo del marchio Adidas, svelando così che i prodotti erano contraffatti. Dopo aver segnalato la cosa gli atleti hanno dovuto pagare 300 euro a testa per avere i prodotti originali. Mahmoud Ahmed Ali, presidente del comitato olimpico egiziano, ha detto in una prima intervista di aver comprato i prodotti da un rappresentante Nike e di non essere in grado di distinguere l’originale dal falso. Poi ha cambiato versione e in un’altra intervista ha spiegato di aver acquistato la merce di un’azienda cinese a causa della situazione economica egiziana.

Un ragazzo di 17 anni è stato arrestato a Londra per aver usato “toni minacciosi” via Twitter con il tuffatore britannico Tom Daley: «Oggi hai deluso tuo padre. Immagino che tu sappia di cosa sto parlando». Il tweet è stato pubblicato dopo che l’atleta è arrivato quarto nei tuffi sincronizzati da 10 metri, insieme all’altro tuffatore britannico Peter Waterfield. Il tweet del ragazzo è stato considerato offensivo perché il padre di Daley è morto lo scorso anno per un cancro al cervello.

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