Mi sono imbattuta in una ricerca condotta da Adestra, basata su un’analisi di un campione casuale di oltre 90.000 campagne e-mail, ognuna con una dimensione di almeno 5.000 abbonati, per un totale di oltre 2 miliardi di messaggi di posta elettronica. Lo scopo della ricerca era di valutare le reazioni alle diverse parole chiave utilizzate nelle e-mail.
Lo studio illustra che i messaggi di posta elettronica che includono la parola “allarme” nell’oggetto hanno rispettivamente un tasso di apertura medio del 38,1% in più e un tasso di click in più del 61,8%.
Quelle che usano le parole chiave “consegna gratuita” (+50,7% il tasso di apertura, +135,4% il tasso di click) e “bollettino” (+15,8%, +12,7%), hanno performato molto bene nelle campagne di email marketing analizzate.
Per contro, “Report” (-23.7% di apertura medio, -54,8% il tasso di click), “imparare” (-35,5%, -60,8%), e “libro” (-4,6%, -25,4%) hanno avuto un effetto negativo. “Newsletter” ha mostrato un effetto marginale sui tassi di apertura (+0,7%), ma ha avuto un effetto negativo sui tassi di click (-18,7%).
In merito alle parole chiave correlate alla data, “giornaliero” (+27,8%, 100,3%) e “settimanale” (+27,1%, +50,6%) hanno avuto buoni esiti, contro “mensile” (-26,6%, -37,0%) che ha avuto un effetto negativo.
Prendete nota. A breve andremo a vedere come si comporta il mercato B2B e B2C nell’email marketing. Seguiranno le stesse regole!?
Considerazioni da valutare attentamente, anche se andrebbero poi contestualizzate alla realtà nostra. Comunque, è indubbio che alcuni termini funzionino meglio di altri. Alla fine, una manciata di parole sapientemente scelta e dosata può effettivamente fare la differenza.