Brand aspirazionale e strategia di marketing esperienziale.

Ogni anno in azienda si prepara il piano degli investimenti per gli anni a venire….il marketing studia le nicchie di mercato e decide per il lancio di nuovi prodotti.

In particolare le aziende di lusso costruiscono il proprio brand sul marketing aspirazionale. La leva agisce su un concetto di “appartenenza” ad una classe – ricca e importante – e quindi avere o meno un determinato prodotto significa intrinsecamente appartenere o meno a tale classe.

Pertanto se vogliamo essere riconosciuti come una persona ricca e di ceto elevato non possiamo che indossare una borsa di Hermes o le scarpe di Prada e chissà cos’altro. Avere aspirazioni e voler essere riconosciuti fa parte dell’indole umana e nel settore moda la maggior parte dei messaggi pubblicitari gioca su questo fattore….ma non solo.

Avete mai pensato alla correlazione tra “Cesare Ragazzi e BMW”? Nessuna?!?! Direi che se l’analizziamo bene….sono competitor perchè entrambi giocano sulla leva della seduzione. Se hai i capelli sei più seducente e quindi “attiri” più donne…..e se hai l’auto fiammante….idem…

Ma mantenere sempre un livello alto non è facile. La concorrenza è spietata e a volte i marchi durano il tempo di una stagione. Grandi investimenti di marketing, i costi maggiorati, il marchio che perde mercato ed il conto economico comincia a far acqua.

La strategia dei brand aspirazionali è rischiosa in quanto legata agli alti e bassi dei consumatori. Quindi come affrontare la sfida? Puntare sulla qualità….ad esempio, ma non soltanto.

Il successo dell’azienda non risiede sono nella sua capacità di costruire un vantaggio competitivo attraverso la miglior qualità – ad es. l’accesso alle migliori materie prime – ma anche nelle sofisticate capacità di marketing e nell’abilità di usare questa strategia per costruire il proprio brand.

Decidere di diventare un’azienda green ad esempio, comporta aggiornamenti su tale concetto che fanno parlare si del brand ma non del prodotto in se.

Rifletteteci, e provate a pensare a quante aziende hanno puntato a questa strategia con successo….Loro Piana, è una di queste.

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2 risposte a "Brand aspirazionale e strategia di marketing esperienziale."

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  1. In practice, Google identify ‘bad neighbourhoods’ by devaluing back-links from the same IP subnet.

    This technique, however, has been ineffective since 2005.
    So it is better to do legal things and earn sufficient money.

  2. Adottare strategie di mkt e comunicazione di tipo aspirazionali è l’unica strategia perseguibile oggi in Italia per affermare un posizionamento green. A causa della elevata disinformazione e della scarsa propensione a pensare in termini di “bene comune” del popolo italico, trasformare il green in smart è la strada per rendere un prodotto sostenibile [ che è più che green ] desiderabile.
    Crisi economica e cambiamenti culturali hanno rapidamente cambiato le logiche di consumo, in modo definitivo.
    Il concetto del LOW COST ha minato il ruolo dell’Avere come status. Semplificare e ridurre è diventato un’imperativo, l’oggetto in quanto tale conta sempre meno dell’esperienza
    [ performance ] che è in grado di offrire.
    Semplificare e ridurre sono anche i principi di base della sostenibilità, naturale evoluzione, in chiave etica e culturale, degli stessi cambiamenti [ opulenza Vs austerità ] che hanno generato il fenomeno LOW COST.

    Da LOW COST a LOW IMPACT il passo è stato breve e forse non compreso fino in fondo in tutte le sue potenzialità.

    La sostenibilità è un driver d’innovazione quando crea prodotti con performance migliori, cioè quando non è e non viene presentata come “benefit” ma come “reason why” della performance stessa. Le persone comprano performance – che siano razionali o emotive – e null’altro.

    La sostenibilità è una dimensione, sempre più rilevante, della qualità, concetto che torna ad essere denso di significati dopo che per anni è stato svuotato di senso.

    La sostenibilità è diventato un elemento di base – una dimensione irrinunciabile – della reputazione dell’azienda.

    Siamo al punto di svolta: da vantaggio competitivo dell’essere sostenibili a penalizzazione del non esserlo – vera e propria condizione sine qua non per restare sul mercato.

    Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi di questo: http://www.greenability.it/blog/index.php?post=387&titolo=2020+-+l%27italia+che+mi+aspetto&pag=1

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